Il progetto di una mostra dedicata a capolavori d’arte identitari di ogni regione d’Italia, dal Medioevo alla contemporaneità, è nato in occasione delle celebrazioni di “Agrigento capitale italiana della cultura 2025”. Una vera e propria sfida per il comitato scientifico che si è adoperato nella individuazione delle opere, privilegiando quelle meno note al grande pubblico, e proprio per questo motivo di particolare interesse.
A prima vista, il criterio di selezionare le opere sulla base dell’appartenenza territoriale, del luogo di nascita di un artista, potreb- be sembrare banale, soprattutto tenendo presente la ricchezza e la varietà del nostro patrimonio scaturita dai continui sposta- menti degli artisti per motivi di studio e di lavoro. In verità il comitato scientifico si è mosso su principi “meno meccanici”, pensan- do ad un percorso in cui i contenuti culturali e sociali di un’opera, in tutta la loro estensione, prendono forma in un manufatto che gli abitanti di un preciso territorio riconoscono come proprio. Certamente, agli occhi colto un approccio come questo potrebbe sembrare scivoloso o quanto meno semplicistico.
Semplicemente, si potrebbe riassumere il criterio di scelta nella frase: “un artista per ogni regione d’Italia”.
Abbiamo ritenuto tuttavia di poter fornire un punto di vista (e come tale soggettivo) delle principali emergenze dell’arte italiana, nelle sue varie epoche, forti anche della tradizione di una storiografica che, prese le mosse da Muratori, Lanzi, Milizia e Cicogna- ra, ha visto mano a mano succedersi nell’Ottocento lo studio e la valorizzazione dell’appartenenza delle varie realtà regionali locali grazie soprattutto all’azione catalogatoria di Cavalcaselle, Certamente, il manufatto che definiamo arte è innanzitutto un prodotto umano, comprensibile solo in relazione a tutti gli altri prodotti dell’uomo storico. Non è un capolavoro puro, espressio- ne privilegiata di uno stato di grazia estetica, da contemplare nel suo isolamento. È il risultato di una operazione determinata, fi- nalizzata ad uno scopo e ad un uso, da leggere nel suo contesto, portatrice di valore, di cultura e di pensiero. È questo un punto sul quale il comitato scientifico si è molto interrogato, ovvero il rischio di esporre opere apparentemente isolate tra di loro. Tutte le opere d’arte, sia nel loro aspetto estetico, sia in quello ideologico-culturale, sono il prodotto di un tempo e di un luogo precisi e per tale ragione affondano le radici nel contesto socio-economico e politico in cui vengono prodotte. Una interpretazione stori- camente aderente al loro significato deve perciò dare importanza alla ricostruzione e alla valutazione non solo delle condizioni storico sociali, ma anche della portata del loro aspetto estetico e al contempo del contenuto culturale.
Il nucleo portante della mostra è costituito da opere provenienti dai principali Musei Nazionali e regionali ed è importante sotto- lineare come l’organizzazione si sia fatta carico in alcuni casi di curarne il restauro al fine del prestito.
Autentici capolavori sono l’Allegoria della Vita (1650) di Guido Cagnacci della Fondazione Cavallini Sgarbi, opera esposta nell’ultima mostra monografica dedicata all’artista, la monumentale Sacra Conversazione (1542) del Sodoma, una magnifica pala d’altare che raramente si sposta dal Museo Nazionale di San Matteo di Pisa dove è conservata, poi il Sant’Agostino (c. 1530) di Pietro Cavaro, proveniente dal Museo Nazionale di Cagliari e la grande pala d’altare (1672) di Carlo Maratti dalla Pinacoteca Civica di Ancona. Un prestito prestigioso è poi l’Annunciazione (1529) di Savoldo dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia. Ma anche le opere di artisti meno noti al grande pubblico sono in grado di cucire un percorso ricco di spunti interessanti oltre che ri- cordarci che l’arte italiana non è caratterizzata da una precisa unità linguistica, non si presenta come un blocco unitario ma come un sistema di relazioni fra culture regionali e urbane.
Tutto questo sarà descritto e narrato per ogni singola opera esposta che godrà di apparati didattici dedicati.